Campagna informativa sugli scopazzi del melo

Campagna informativa sugli "Scopazzi del melo", una fitopatia causata dall’organismo nocivo ‘Candidatus Phytoplasma mali’ uno dei principali agenti patogeni che interessano la coltivazione del melo in Trentino.
Data:

15/10/2025

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  • Comunicato stampa
© Foto di SK Strannik : https://www.pexels.com/it-it/foto/primo-piano-di-mele-mature-su-un-albero-di-mele-33200092/ - Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

Descrizione

La patologia degli "Scopazzi del melo" (o Apple Proliferation – AP) è una fitopatia causata dall’organismo nocivo Candidatus Phytoplasma mali’ ('Ca. P. mali') uno dei principali agenti patogeni che interessano la coltivazione del melo in Trentino.

Biologia e danno

Il fitoplasma Ca. P. mali è un microrganismo di dimensioni simili ai virus, privo di parete cellulare, la cui sopravvivenza è possibile solo all’interno della pianta ospite o degli insetti vettori. Nella pianta ospite il fitoplasma si insedia nei vasi floematici dove si moltiplica fino a colonizzare tutta la pianta, radici comprese. La diffusione nella pianta può impiegare diversi anni ed è influenzata da fattori ancora poco noti. Durante il riposo vegetativo il fitoplasma si trova solo nelle radici in quanto il floema perde la sua funzionalità, e alla ripresa vegetativa successiva ritorna a colonizzare la parte aerea.

L’effetto dannoso per la pianta è dovuto all’alterazione del flusso floematico con ripercussioni sulla normale crescita vegetativa e sulla qualità della frutta. Si stima una riduzione della produzione fino al 60%, oltre che costi elevati per la sostituzione delle piante e la difesa fitosanitaria.

La guarigione delle piante infette, cioè l’eradicazione del patogeno, non è mai stata documentata. La remissione dei sintomi, un fenomeno noto come recovery in inglese, determina una scomparsa transitoria dei sintomi mentre nelle radici persiste la presenza del fitoplasma. In caso di recovery, la pianta di melo asintomatica rimane infetta e ciò può determinare la trasmissione dell’infezione da una pianta asintomatica infetta ad una pianta sana tramite gli insetti vettori.

Sintomi della malattia

La manifestazione dei sintomi degli scopazzi può essere più o meno evidente a seconda di molti fattori che ancora non sono ben noti. E’ possibile che la pianta non manifesti nessun sintomo pur essendo infetta dal fitoplasma; in questo caso si parla di infezione latente. Queste piante sono potenzialmente pericolose in quanto sono fonte di inoculo per gli insetti vettori e le piante sane, ma non possono essere riconosciute nemmeno da un accurato controllo visivo. E’ quindi importante saper individuare almeno le piante che manifestano i sintomi.

I sintomi della malattia possono interessare l'intera pianta o, molto più comunemente, solo una parte di essa; comunque si deve considerare tutta la pianta come malata.

I sintomi possono manifestarsi già a partire dalla ripresa vegetativa oppure nel corso della stagione vegetativa. Il periodo autunnale, prima dell’inizio caduta foglie, è il momento in cui sono visibili in assoluto il maggior numero di piante sintomatiche (e per questo i controlli in campo si sono sempre svolti in tale periodo). Un altro momento in cui i sintomi sono visibili abbastanza facilmente è in primavera, nella fase fenologica tra mazzetti affioranti ben distesi/bottoni rosa e inizio fioritura; in questo momento si possono individuare fino al 50% delle piante sintomatiche.

I sintomi si possono distinguere in sintomi specifici e sintomi aspecifici.

Sintomi specifici: è sufficiente la presenza di un solo sintomo per affermare con certezza che la pianta è infetta. Sono sintomi specifici:

  • “scopa delle streghe” cioè germogli dell’anno che si ramificano perché le gemme laterali schiudono anticipatamente, formando un affastellamento della vegetazione che ricorda una scopa rovesciata (Fig. 1). Questo sintomo è tipicamente autunnale, è ben evidente e facile da riconoscere.
  • stipole ingrossate e con margine seghettato: sono chiaramente distinguibili dalle normali stipole (cioè gli abbozzi fogliari presenti alla base del picciolo di ogni foglia); sono visibili specialmente nel mazzetto fiorale e alla base dei germogli già a partire dalla primavera (Fig. 2) e fino a caduta foglie (Fig. 3); in autunno possono comparire anche nella parte apicale di nuovi germogli (Fig. 4). Questo sintomo è più difficile da individuare, si deve osservare accuratamente all’interno della pianta.

Sintomi aspecifici: non permettono di identificare con certezza un’infezione di AP, a meno che non ne siano presenti almeno due contemporaneamente. Sono sintomi aspecifici:

  • mele piccole con picciolo lungo (generalmente insapori e poco colorate);
  • arrossamento precoce delle foglie a fine stagione vegetativa.

Altri sintomi che possono aiutare ad identificare le piante infette da AP già in primavera, oltre alle stipole ingrossate e con margine seghettato, sono i seguenti:

  • precoce ripresa vegetativa;
  • vegetazione arrossata;
  • mazzetti allungati;
  • vegetazione affastellata;
  • rifioriture tardive.

Altre fotografie sui sintomi degli scopazzi del melo sono disponibili sul sito della Fondazione E. Mach dedicato alle fitoemergenze: https://fitoemergenze.fmach.it/scopazzi-del-melo

Diffusione e status fitosanitario

Candidatus Phytoplasma mali” è stato segnalato in Italia per la prima volta nel 1950, in Veneto e in Trentino, ed è attualmente diffuso in tutte le principali aree frutticole europee. La patologia risulta endemica nel territorio Trentino dal 2006 quando si è registrata la prima grande ondata di piante infette. Una seconda ondata si è registrata nel 2013 nella zona della Valsugana, mentre negli ultimi anni si sta assistendo ad una terza ondata con percentuali di infezione gravi su tutto il territorio trentino.

Tra le principali cause che hanno portato all’aumento dell’incidenza della malattia si riscontra la gestione del frutteto, infatti frutteti abbandonati o nei quali non è stato eseguito un estirpo puntuale delle piante infette o nei quali non vengono eseguiti trattamenti mirati contro i vettori, sono i più affetti dalla malattia.

Il fitoplasma era classificato e trattato come organismo nocivo da quarantena fino all’entrata in vigore del nuovo regime fitosanitario nel 2019, quando è stato declassato inquadrandolo tra i patogeni regolamentati non da quarantena. Nonostante lo status fitosanitario, in virtù dell’impatto economico che tale patologia può avere sul comparto frutticolo provinciale, è necessario mantenere alta l’attenzione e adottare misure fitosanitarie per contenerne la diffusione, per questo è stata emanata la recente Delibera n. 1442 del 26 settembre 2025.

Vie di trasmissione

La diffusione del fitoplasma da una pianta all’altra può avvenire tramite: insetti vettori, anastomosi radicale, materiale vivaistico infetto, innesto. Il fitoplasma non si trasmette né attraverso forbici o seghetti utilizzati per effettuare le operazioni di potatura né tramite ferite.

Insetti vettori

Le due psille Cacopsylla melanoneura (Förster) e Cacopsylla picta (sin. costalis) sono state indicate come insetti vettori di “Apple Proliferation” in Trentino - Alto Adige, anche se non si esclude che vi possano essere altre specie coinvolte. Entrambe le specie sono univoltine, ovvero compiono una generazione all’anno ed entrambe svernano allo stadio di adulto su piante rifugio, soprattutto conifere. Alla fine dell’inverno gli adulti migrano nuovamente dai boschi alle piante ospiti, dove si riproducono e dove si sviluppano gli stadi giovanili. Durante l’attività trofica, con il loro apparato boccale pungente-succhiante sono in grado di trasmettere il fitoplasma da piante infette a piante sane in maniera persistente-propagativa, conservando la potenziale capacità infettiva per tutta la vita.

Nei nostri ambienti, la migrazione di C. melanoneura dai siti di svernamento ai frutteti è generalmente registrata tra la fine di gennaio e la metà di marzo, mentre C. picta migra da fine marzo ad aprile. La presenza su melo della generazione svernante di C.picta spesso avviene in concomitanza con la fase di fioritura, specialmente nelle zone frutticole situate a quote più elevate o negli anni in cui la fioritura è tardiva oppure prolungata. Nella loro capacità di trasmissione C. picta si è dimostrata avere un ruolo più importante come vettore rispetto a quello di C. melanoneura. I risultati delle ricerche sulla trasmissione effettuati sulle psille mostrano che sia C. picta che C. melanoneura giocano un ruolo importante nella diffusione della malattia, specialmente in condizioni di alte popolazioni ed in presenza di numerose fonti di inoculo, ovvero di molte piante infette.

Anastomosi radicale

La formazione di ponti radicali naturali sembra essere molto comune nei frutteti. Studi epidemiologici hanno evidenziato il ruolo dei ponti radicali nella diffusione della patologia degli Scopazzi del melo, specialmente negli impianti di età medio/avanzata. I ponti radicali si verificano non solo tra piante vitali, ma anche tra giovani meli appena piantati e residui ancora vitali di radici rimaste nel terreno dopo l’estirpo del frutteto precedente. Tali radici possono rimanere vitali fino a cinque/sei anni dall’estirpo della pianta infetta e potrebbero ancora essere saggiate per la positività al ‘Ca. P. mali’.

Materiale vivaistico e innesto

Anche il materiale vivaistico impiegato per la costituzione di nuovi impianti può giocare un ruolo attivo nella propagazione del fitoplasma. Per questo motivo è necessario partire da materiale di propagazione sano dal punto di vista fitosanitario e geneticamente rispondente alle caratteristiche varietali, conforme quindi al sistema di certificazione uni

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4455-2025

Ultimo aggiornamento

Ultimo aggiornamento: 15/10/2025 12:44

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